Category: Convegni e Seminari

Categoria: Convegni e Seminari

Webinar 10° Anniversario

In occasione del 10° anniversario della sua costituzione, AIGESFOS APS organizza in collaborazione con SINDACATO AUTONOMO DEI MILITARI il WEBINAR: “STRESS E BURNOUT NEGLI OPERATORI DEL SOCCORSO SANITARIO E DELLA SICUREZZA. IL CASO L’AQUILA: POST TERREMOTO E PANDEMIA A CONFRONTO

Piattaforma ZOOM con diretta streaming sulla pagina FACEBOOK e sul canale YOUTUBE di AIGESFOS-APS.

Introduce:
Dott. Felix B. Lecce presidente di AIGESFOS-APS
Modera:
Dott. Massimo Alesii
Partecipano:
Prof. Maria Teresa Letta, già Vicepresidente nazionale C.R.I.
Dott. Gino Bianchi, Dirigente medico ASL1 Abruzzo
Prof. Massimo Casacchia, Professore Emerito Università dell’Aquila
Dott. Massimo De Santis, Psicologo, Psicoterapeuta
Prof. Francesco Sidoti, Professore Emerito Università dell’Aquila

Vedi Locandina sull’evento

 

Convegno Nazionale sul Suicidio negli operatori di Polizia

Il 16 giugno scorso il Dipartimento della Pubblica Sicurezza ha apprezzabilmente organizzato presso la Scuola Superiore di Polizia il Convegno da tempo atteso su: “Suicidio e Law Enforcement”, che ha visto la partecipazione di illustri cattedratici e ricercatori di Sapienza Università di Roma, oltre a funzionari medici e psicologici del Servizio Sanitario della Polizia di Stato.Tra gli invitati al Convegno vi era anche una delegazione di AIGESFOS.
L’evento ha permesso di affrontare in generale la tematica del suicidio nelle Forze dell’Ordine, ed in particolare di illustrare ampiamente l’andamento statistico e le caratteristiche del fenomeno nell’ambito della Polizia di Stato, oltre alle strategie di prevenzione già in atto e da implementare nello specifico contesto del Law Enforcement.
Il Convegno ha preso le mosse dall’accorata testimonianza-appello della sorella di un Ispettore della Polizia di Stato suicidatosi due anni fa, il cui testo viene riportato qui di seguito, in quanto idealmente contiene le linee programmatiche che provengono dal cuore dei superstiti di un dramma così sconvolgente, per poter sviluppare una maggiore consapevolezza su questa problematica, sulla possibilità concreta della sua prevenzione attraverso il coinvolgimento autentico di tutti gli attori: Amministrazioni, dirigenti, personale sanitario, rappresentanze degli operatori, ma soprattutto i colleghi che rappresentano le più immediate ed attente sentinelle del disagio di un loro pari, senza il cui apporto fondamentale difficilmente si faranno passi in avanti “per arrivare prima che sia troppo tardi”.

Testo integrale della testimonianza di G. D.

Buongiorno a tutti.
Prima di tutto voglio ringraziare il Capo della Polizia per avermi invitato. Sono la sorella dell’Ispettore Capo D. D., suicida all’interno del Comando della Polizia Stradale dove era in servizio.
Oggi, in questo convegno, mi sento di rappresentare la voce dei sopravvissuti, la voce di tutti coloro che sono costretti o si sentono costretti a restare nel silenzio del proprio dolore. Io sono qui per squarciare il velo, per rompere quel muro dove si celano i pregiudizi, le paure, i sensi di colpa.
Adesso vi presento D., mio fratello maggiore: la sua missione è stata la prevenzione stradale nelle scuole e la difesa personale nelle palestre incentrata sul rispetto di se stessi e della vita.  D. rappresenta il volto umano e amico della Polizia, il poliziotto dell’Esserci Sempre.
Ecco D.: 48 anni, un uomo gentile e sensibile, un padre come tanti con la passione per la buona musica.
È entrato in Polizia a 18 anni e ha messo tante volte a repentaglio la sua vita sulla strada per aiutare e salvare quella degli altri.
Aveva altri progetti nella sua vita, primo fra tutti crescere i suoi figli e i suoi piccoli alunni nelle scuole.
Ecco D. non è più un numero di statistica. D. ha deciso di premere il grilletto quando ha capito di essere solo, quando da solo nella sua “grotta”, come egli stesso descrive nella sua ultima lettera il suo ufficio, ha capito di non servire a niente, di non valere niente e che quindi sarebbe stato un peso per chi gli stava accanto.
Tutte le sue aspettative sono state disattese, credeva di poter cambiare le cose, invece, il lavoro ha cambiato lui.
È un poliziotto e come poliziotto deve tenere tutto dentro, senza esternare emozioni, come un supereroe.
“Non è presente a se stesso” gli veniva continuamente ripetuto. Non voglio dare colpe a nessuno, di certo però, anche chi denigra i sottoposti va aiutato e formato nel giusto modo per evitare di sbagliare ancora.
Quella mattina cercavano mio fratello da ore. L’ultima volta che era stato visto, si trovava a lavoro, stava male e piangeva. Aveva dato un appuntamento a un amico e al cognato, ma non si era fatto trovare.
Quando arrivai in caserma, mi guardai intorno e notai che c’era troppa confusione. Il mondo in un secondo cominciò a girarmi intorno. Mi sedetti su un muretto all’ingresso con una sensazione d’incredulità. Avevo capito. Il legame tra fratelli può essere molto forte.  Si avvicinò qualcuno: “Lei chi è?”  Io risposi soltanto “Dov’è mio fratello?” Alzai lo sguardo e incontrai quello che temevo: occhi che dicevano tutto quello che non avrei mai voluto sentire. Mi alzai, ma caddi sul marciapiedi. Non capii più niente, solo mani e braccia che mi afferravano. Volevo morire con lui in quel momento, per non sentire quel dolore dilaniante. Nessun aiuto, solo un’ambulanza, invocata da me perché quello che chiedevo era una medicina per stordirmi e non pensare più che mio fratello si era tolto la vita. Sull’ambulanza non c’era il medico, così non mi poterono aiutare. Mi chiesero di andare in ospedale, ma io non volli. Sapevo di dover esserci per affrontare un altro capitolo: i suoi figli.
Mi portano nell’ufficio di mio fratello tra le sue cose, carte, fascicoli. E’ qui che ha scritto la sua ultima lettera spiegando il suo malessere, qui in un ufficio dove i colleghi stavano vivendo la solita routine lavorativa giornaliera. Nessuno si è accorto di nulla. Videro che scriveva, questo sì. Però che stranezza oggi scrivere a lungo a penna quando ormai il mezzo più usato è il computer. Davvero strano, eppure ognuno ha continuato quello che stava facendo. Certo non potevano mai immaginare il triste epilogo.
Certamente non avrei dovuto sapere con queste modalità che mio fratello si era tolto la vita.
Certamente sarebbe stato il caso che a ricevere e a informare i parenti dell’accaduto, fosse stata una persona più preparata.
E’ stato proprio in quel momento, davanti alla caserma della Polizia Stradale che ho sentito tutto il peso, il dolore e la solitudine di mio fratello.
Lui era stato lasciato da solo, anch’io ero da sola di fronte alla sua morte.
Il dolore causato dall’estremo gesto di mio fratello è intenso, insidioso e pervasivo, tanto da avere ripercussioni violente nella mia vita.
Mio fratello non è morto per cause naturali o per un incidente, così sento sulla mia fronte come impresso lo stigma del suicidio.
Il suicidio crea stupore e imbarazzo tra la gente, quindi niente condoglianze per me, niente consolazione e supporto.
Si finge che non sia successo nulla e si tengono alla larga da noi sopravvissuti come trattassero una malattia infettiva.
E quante differenze tra i caduti: tutti uniti dalla divisa da vivi e diversi dopo la morte. Alcuni scompaiono quasi non fossero mai esistiti. A separarli i volti diversi del destino: alcuni eroi, altri taciuti, quasi fossero una vergogna da nascondere. Nelle ricorrenze vengono onorati solo i caduti in servizio e nelle vie, nelle piazze leggiamo i loro nomi mentre i poliziotti suicidi vengono nascosti per vergogna così come i loro parenti, dimenticati e abbandonati a loro stessi nella loro angoscia a vita.
Certo non sono eroi, certo non verranno ricordati come tali – e forse veramente non lo sono stati – ma meritano pari dignità e rispetto.
Non si sceglie liberamente di morire né come morire, anche se si tratta di suicidio e i poliziotti sono poliziotti sempre, almeno fino a quando onorano il loro giuramento di fedeltà.
La notte mi sveglio ancora di soprassalto pensando che no, non può essere vero. Un brutto sogno? No, è successo davvero. Mio fratello non c’è più, non c’è più… Me lo ripeto cercando di convincermi che è così e che, soprattutto, è stato lui a volerlo. Vi prego non ditemi che era pazzo o era un debole. Io sono fiera di mio fratello dall’inizio alla fine. Lui è il mio esempio di giustizia, la mia roccia, il mio fratellone.
Nulla potrà restituirmelo, ma per questa eredità di dolore che lui mi ha lasciata, non posso non pensare che tanti altri colleghi potrebbero vivere situazioni altrettanto difficili di quelle vissute da mio fratello.
Non posso non pensare che esistano poliziotti che avrebbero bisogno di aiuto.
Facciamo subito qualcosa, salviamoli, non arriviamo troppo tardi come è successo con D.
Voglio concludere con la stessa frase che usava mio fratello al termine di ogni lezione:”Tutti i problemi si possono risolvere.Basta parlarne”.
Cerchiamo, anche per i poliziotti, di “Esserci Sempre”.
Grazie per avermi ascoltato.
G.D.

Seminario: Lo stress degli operatori dell’emergenza e la figura del “pari”

Nel mondo dell’emergenza il Pari è un collega, adeguatamente selezionato e formato per intervenire a supporto di operatori traumatizzati da particolari eventi ed esperienze di servizio.
In queste organizzazioni: Forze di Polizia, Vigili del Fuoco, Operatori del Soccorso e dell’Emergenza sanitaria, Protezione Civile, ecc. è presente il profondo convincimento che solo un collega possa capire veramente ciò che si prova nell’attraversare i momenti più drammatici della vita professionale, ed essere concretamente d’aiuto per superarli.
Il Pari soddisfa questa esigenza grazie alla capacità di ascoltare e stimolare i colleghi in “difficoltà” a prendersi cura della propria salute mentale, dimostrando sincera comprensione e rispetto incondizionato, integrandosi con i professionisti della salute mentale in interventi di supporto quali, ad esempio, Smobilitazione, Defusing, Debriefing, Seminari post-incidente critico, ecc.
Anche nell’ambito della formazione degli operatori dell’emergenza il Pari può svolgere un ruolo rilevante nel promuovere una evoluzione culturale maggiormente orientata sull’importanza della tutela e dell’autotutela della salute psichica.

Perché questo Seminario di approfondimento ?

Il Seminario prende le mosse dalla constatazione da parte dell’Associazione AIGESFOS, della Direzione Centrale di Sanità della Polizia di Stato e della Facoltà di Medicina e Psicologia di SAPIENZA Università di Roma, della necessità di una sempre maggiore e fattiva attenzione – oltre che per la specificità della valutazione del rischio stress lavoro-correlato nei peculiari contesti dell’emergenza – soprattutto verso la risposta che può e deve essere attivata in ambito di prevenzione secondaria, di fronte allo sviluppo dello strain in questi operatori a seguito del servizio prestato. Esso si caratterizza nel vivere frequentemente momenti e situazioni a forte impegno emotivo, verso i quali – dall’esterno e non solo – si potrebbe superficialmente ritenere che questo personale sviluppi automaticamente abitudine e resistenza all’impatto. In realtà la soglia di tolleranza non raramente può essere superata anche a causa del sommarsi di importanti problemi relativi alla vita privata. La particolare cultura che caratterizza più o meno largamente queste organizzazioni tende a scoraggiare l’espressione emotiva ed il ricorso ad un aiuto professionale, letti come indice di debolezza incompatibile con lo svolgimento degli specifici compiti da assolvere. Ecco perché il Pari, collega adeguatamente formato che condivide la stessa professione e “può capirti fino in fondo”, rappresenta una straordinaria risorsa per contribuire a far uscire dall’oscurità della sofferenza, ed imboccare la risalita verso la luce, quanti di essi vengano a trovarsi nella palude dello strain professionale.
Il Seminario offrirà una panoramica di esperienze d’impiego di questa figura, svolte in diversi ambiti dell’emergenza.

LOCANDINA Seminario 19.11.2015

PIEGHEVOLE Seminario 19.11.2015

Convegno: Reagire Propria-Mente

Il progetto di questo convegno nasce dalla consapevolezza che il sisma del 6/4/2009 oltre a determinare gli effetti psicotraumatici registrati nella popolazione colpita, in parte e per vari aspetti ancora presenti, ha anche permesso di osservare straordinarie risposte reattive in senso emozionale e comportamentale messe in atto da quanti, pur essendo essi stessi a vario titolo “vittime” del disastro, erano o si sono sentiti in dovere di soccorrere.
A distanza di oltre cinque anni da quella notte è giunto il momento di raccontare e valorizzare queste esperienze – vissute nell’immediato su un piano intrapersonale, e subito dopo sviluppate nella veste di rappresentanti di Istituzioni o di Agenzie di Volontariato – all’interno della cornice teorica dei concetti di resilienza e crescita post-traumatica, nella prospettiva di contribuire alla rivisitazione dell’evento per apprezzarne anche la potenzialità di stimolare nelle persone le risorse necessarie ad affrontarlo e superarlo.
Il convegno, aperto a tutti coloro che sono interessati a conoscere e riflettere queste esperienze, si rivolge elettivamente a quanti, professionalmente e/o per vocazione, sono impegnati nel settore dell’emergenza e della gestione delle molteplici attività “riparative” post-terremoto.

LOCANDINA DEFINITIVA DEL CONVEGNO DELL’AQUILA 16.10.2014